«L’idea di dipingere è nata per scherzo. Non avrei mai immaginato che qualcuno potesse comprare davvero il pantalone.» Hidehiko Yamane.
Le origini del brand risalgono al 1991, quando Hidehiko Yamane, attratto dal successo che i jeans Levi’s stavano riscuotendo in Giappone, scelse di fondare la sua compagnia di denim, Evisu.
Nelle prime fasi, infatti il brand si chiamava ancora Evis , derivato da Levi’s, ma quest’ultimo accusando di copiare il proprio marchio costrinse Yamane ad aggiungere una “U” all’Evis e da questo è stato creato l’Evisu di oggi.
Inoltre per la scelta del nome, Yamane , si ispirò alla divinità giapponese, Ebisu, dio della fortuna e dei pescatori, raffigurato come un uomo barbuto con una canna da pesca. Poiché il “sarto“ era un grande fan del denaro e della pesca, immortalò Ebisu per sempre come un’etichetta di pelle sul suo denim.

Il designer giapponese era severamente contrario alla cultura dell’usa e getta dei vestiti. Ecco perché decise di importare denim vintage e di infondergli nuova vita. Ma non era abbastanza per lui. Doveva esserci un altro modo per produrre denim durevole, per questo si comprò un telaio a navetta in grado di tessere 40 metri al giorno . La sua produzione di soli 12 capi a settimana diede il via al “Movimento delle repliche”.

Un elemento di critica fu il gabbiano dipinto a mano sul retro dei suoi jeans. Anche per la creazione di quello che possiamo definire il logo distintivo del brand, il creativo giapponese si rifece nuovamente all’azienda americana produttrice di denim: durante la seconda guerra mondiale gli Stati Uniti limitarono lo spreco dei tessuti, obbligando Levi’s a sostituire le decorazioni ricamate sulle tasche dei propri jeans con altre dipinte.
La cura per il dettaglio e l’artigianalità dei pantaloni fecero di Evisu il precursore del casual denim, e il primo marchio giapponese a distinguersi per la qualità dei materiali e dei processi utilizzati per i propri prodotti.

Il successo che portò Evisu negli Stati Uniti, passò in realtà prima dalla Gran Bretagna, e da una partnership che Yamane riuscì a instaurare con un businessman di Hong Kong, Peter Caplowe, fondatore di The Hub, che gli permise di esportare i suoi jeans nel Regno Unito. Il denim, venduto in alcuni dei migliori store di Londra, come Duffer of St. George, diventò molto in fretta un item ricorrente nella scena culturale della Londra di metà anni ‘90.
Nei primissimi anni 2000, Evisu era già diventato un brand di culto in quelli che erano gli albori dello streetwear. Anche negli Stati Uniti, dove cominciò a circolare tra i rapper: nel 2002, Jay Z citò il brand nel suo brano Show You How, («This ain’t Diesel, nigga, these is Evisu»), e poi si presentò sul palco dei BET Awards indossando proprio un paio di Evisu. Qualche anno più tardi anche Beyoncé, nel video delle Destiny’s Child –Lose My Breath, indossò uno dei più iconici modelli di Evisu, quello con il “gabbiano” gigante, disegnato su tutto il retro del jeans. Ma anche Lil Wayne, Young Jeezy, TI hanno spesso citato il brand all’interno dei loro testi, brand che la costumista June Ambrose – che si è spesso accreditata come la persona che ha portato Evisu negli States – inserisce in Belly, il film di Hype Williams ancora oggi ritenuto uno dei capisaldi del gangsta-movie, a testimoniare come l’estetica Evisu fosse entrata a far parte del linguaggio comune della street culture americana. Soprattutto, Evisu sembra simboleggiare più d’ogni altro brand l’adorazione che l’industria della moda americana provava verso le tecniche di lavorazione giapponesi. Evisu rappresentava un prodotto “di lusso”, in un epoca in cui il nuovo lusso e la contaminazione tra l’high fashion e lo streetwear erano ancora lontani dal diventare una realtà.

Dopo un periodo di grande successo in cui il brand fu al centro di grandi collaborazioni come quelle con BE@RBRICK, Pepsi, Champion, Alpha Industries e Keith Haring , Evisu cominciò a tornare un marchio di nicchia. Tuttavia, a quasi 30 anni di distanza dalla fondazione del brand, personaggi influenti, come per esempio Travis Scott, Kylie Jenner, Khloé Kardashian ; e diverse collaborazioni, tra cui Palace e quella con il rapper italiano Sfera Ebbasta, stanno riportando l’attenzione del pubblico sul pregiatissimo denim giapponese.


EVISU x SFERA EBBASTA

Quattordici pezzi realizzati dal designer Ernesto Avenia e , che ha lavorato a stretto contatto con Sfera reimmaginando il denim EVISU per creare una collezione dinamica e moderna. “Mi piace sicuramente portare tutta la mia creatività in qualsiasi progetto in cui sono coinvolto – e per questa collaborazione con Evisu è andata ancora più in profondità poiché ho sempre sognato di acquistare i loro jeans da ragazzo“ ha raccontato Sfera Ebbasta, che per creare la sua collabo ha studiato attentamente la storia del brand e il suo archivio.
Entrando nel merito della linea, la capsule collection comprende capi come hoodie dalla vestibilità oversize e T-shirt, oltre a un bomber jacket e una giacca in jeans, una camicia in flanella e una in denim, un cappellino e gli iconici denim pant per i quali il marchio è divenuto famoso negli anni.
Quasi tutti i capi della capsule vengono impreziositi da stampe graffiti, grafiche e ricami co-branding, che omaggiano l’incontro tra la realtà streetwear giapponese nata nel 1991a Osaka e l’artista italiano.